Category Archives: Interviste

Posizionamento siti web nei motori di ricerca…

Cos’è il “posizionamento”?

Per posizionamento si intente un insieme di tecniche che hanno l’obiettivo di migliorare la posizione di un sito web nei risultati delle ricerche nei motori di ricerca. E’ una tecnica che rientra nelle strategie di search marketing, il marketing applicato ai motori di ricerca e dedicato agli utenti di tali servizi.

Motoricerca.info nasce dalla volontà di offrire gratuitamente agli utenti Internet una guida chiara e approfondita sulle tecniche per migliorare la visibilità di un sito nei risultati dei motori.
Leggi tutto…

Vuoi fare decollare le vendite della tua impresa attraverso il tuo sito web?
VISITA IL NOSTRO SITO WEB www.creanet.me

Posizionamento sito web su Google: novità algoritmo…

Google prosegue la sua battaglia contro lo spam, ovvero contro la spazzatura che gli utenti del motore di ricerca di Mountain View sono costretti a sorbirsi ogni volta che visualizzano le pagine dei risultati del search engine.

Una situazione che si verifica quando i siti web tentano di scalare la vetta delle SERP senza badare alla qualità e all’originalità dei contenuti proposti, oppure quando infrangono le linee guida predisposte da Google per il motore di ricerca.
Leggi tutto…

Vuoi fare decollare le vendite della tua impresa attraverso il tuo sito web?
VISITA IL NOSTRO SITO WEB www.creanet.me

Clicca sul banner per tornare su Studiocreativity



Studiocreativity
troverete un elenco di illustratori italiani e internazionali, fumettisti, artisti, autori, grafici, esperti di animazione 2D e 3D, editori e scuole artistiche. Uno spazio dove ogni professionista della creatività può creare la propria galleria di lavori realizzati; una vetrina in cui esporre il proprio portfolio on-line e cercare nuove collaborazioni.

Per gli editori, Studiocreativity è lo spazio ideale per la promozione delle proprie pubblicazioni o la ricerca di nuovi professionisti.

 

Da una vita sregolata, un Arte raffinata e apprezzata anche in oriente: Alessandro Battara


Il nostro  partner Studio Creativity ci segnala la buona notizia di Alessandro Battara, uno dei suoi associati che è stato notato e apprezzato in oriente grazie oltre alle migliaia di contatti professionali(studi di animazione 2D e animazione 3D, studi grafici, agenzie di pubblicità e gallerie d’arte)che Studio Creativity ha in tutto il mondo.
Alessando Battara nasce nel freddo 23 Novembre del 1972 nella piccola e nebbiosa città di Ferrara dove ancora vi risiede, lavora e vive, ed è freelance dal 2004 nel campo grafico e dell’illustrazione. Nel  Settembre  del  1978  decide  di iscriversi alte Scuole Elementari Biagio Rossetti ma dopo i primo anno il suo  temperamento eccessivamente vivace (probabilmente  un  genio incompreso) viene fortemente penalizzato costringendolo a lasciare quell’Isituto per iscriversi l’anno seguente alla G. Govoni, dove dopo  quattro anni brillanti conseguirà l’ambito Diploma di quinta elementare. Nel 1984 avviene l’iscrizione alle scuole medie G. Garibaldi, dove trascorrerà tre anni assenti e dalla difficile socializzazione. Arriva il 1987, dove contro l’opinione della sua professoressa di educazione Artistica che lo ritiene incapace di disegnare, avviene riscrizione all’Istituto d’Arte Dosso. Dossi. È l’inizio di cinque anni caratterizzati da una vivacità al limite del gestibile fuori e dentro l’Istituto d’Arte; sarà un periodo turbolento dove il carattere scontroso di Alessandro prenderà il sopravvento anche sulle sue capacità artistiche relegandole in secondo piano per diversi anni anche dopo la maturità. Non c’è tempo per scegiere quale e se frequentare l’Università perché la partenza nel 1991 per l’anno di leva è imminente, mentre si butta dall’aereo conseguendo il Brevetto Militare,arriva la convocazionenella Nazionale Miliare di Pugilato a Roma, si, Alessandro aveva iniziato una brillantissima carriera nella boxe già all’età di 9 ami, iniziando a combattere sul ring all’età di 12 (giusto per sfogare quella sua vivacità). Nel 1995 verrà conseguita la Qualifica biennale post-diploma in “Grafico anatomi-co nel campo medico scientifico”. È il momento di decidere se continuare la  carriera sportiva oppure restare una grande promessa e sterzare decisamente tentando di divenire un grafico-illustratore…La risposta a questa domanda è in questo sito. Dal 2005 al 2008 ho fatto parte del gruppo TLA in qualità di grafico-ilustratore commerciale. Ho arricchito in modo significativo I bagaglio dele mie conoscenze e delle mie capacità stando costantemente a contatto con tutto quello che riguarda la concezione grafica di un lavoro ed il conseguente processo tipografico acquisendo così la capacità di gestione di un progetto a 360 gradi. Dall’inizio del 2008 collaboro come free-lance in qualità di grafico illustratore alla Minerva Edizioni di Bologna. 2002/05 diverse collaborazioni e pubblicazioni con il gruppo Hera. 2007 tra i finaisti nel concorso internazionale “Arena del


fumetto”, Bologna. 2008 vincitore del concorso per illustratori “Copertine al Tratto” indetto da “Subway Letteratura” e sponsorizzato da Tratto Pen. Milano. 2009 contattato, intervistato e in attesa di pubblicazione, da DPI Magazine (Taiwan), rivista d riferimento nell’ilustrazione e grafica  in tutto il Sol Levante, distribuita negli U.S.A., Australia, Giappone. Ho lavorato in prima persona alla realizzazione dei volumi sul centenario del Bologna calcio, e personalmente ho progettato e realizzato il catalogo Memorabilia, oltre a 2 copertine  dei 3 volumi riguardanti il Bologna calcio appunto. Attualmente impegnato nella progettazione grafica di una collana di criminologia.Ecco un estratto dell’intervista del giornaledpi a Alessandro Battara: “dpi : Would you please talk about your philosophy of art first? Alessandro : Basically, my aim is to strike hard taking what’s negative around us-like a piece of news, the social or political situation- and turning it into a manifesto, even including the lettering when required. A manifesto that hits you in the stomach and makes people think. I believe what we saw and lived first hand in our lives is very helpful, the more things touched us, the more we have to say and express, even violently. I’m always trying to turn my illustrations into a sort of cinematographic manifesto; the situation or the fact that I’m illustrating becomes my own fi lm, that I must summarize in a poster. dpi : How would you describe the evolvement of your career? Alessandro : I graduated from the Dosso Dossi School of Art in Ferrara, then I got a two year qualifi cation in anatomical design. Unfortunately there weren’t many job opportunities available at the time so I had to take every sort of humble job. I wanted to make money in order to start my own life. A few years later I got the opportunity to go back in the graphic design business. I took out my colours and dusty brushes and started drawing and working on my computer for hours because I felt a bit rusty and…you know what? I discovered I had so much to say! I met every sort of person. In a work environment like a factory, for example, you can meet nice people, desperate people and even the outcast. I haven’t spent my life inside a graphic studio and this helped me a lot, despite what I myself used to think, because having seen life as it really is and having experienced hard work that I profoundly hated I have now dpi : Is there artistic period which infl uence you the most? Or is there any artist is your favourite? Alessandro : I have been influenced by whatever can be described as PULP, I’m simply fascinated by Quentin Tarantino’s work and I adore Robert Rodriguez. Two of my favourite cult films are “Blade Runner”

and “Taxi Driver”. In the fi eld of illustration and comics I love Simon Bisley, Martin Emond, Jim Murray, the creators of Ranxerox Stefano Tamburini and Tanino Liberatore, Frank Frazetta and Kent Williams. I’m influenced by whatever is sharp and provoking, that tends to break the rules and cross the line and shows traces of handwork in any form, like a stroke of the brush, a plaster, a piece of adhesive tape maybe placed with that touch of imperfection that, in my opinion, gives life to the work of art. dpi : In your works there are always some items like blood, or violent people, some dark corners in the city. What’s the message you convey from them? Ales sandro : B lood i s an es sent ial element that makes the atmosphere of the illustration harsh and dramatic. I very often realize it myself by combining different colours until I get the effect I want. Blood can have dif ferent meanings according to the illustration. Sometimes it’s a symbol of sufferance, like in “the Bitter World of Boxing” or in “The Italian Politicians” where it symbolizes the sufferance of the Italian people who feel betrayed and exploited by their political class. In “Drug History”, “Pusher” or “A Window on the World” it’s a synonym of pure violence, homicide and squalor. The dark parts of the city are like dens of that parallel world that lives beside us in our cities; the world that we don’t want to see or pretend it doesn’t exist: that mixture of degradation, violence and squalor that comes to life during the night and lives in the dark corners of our cities. We think it’s so far from us but it can almost touch us… I divide our society in three “trains” running very close two each other on three parallel tracks. One is the train of the big opportunities of life, fame and celebrity, with very few people on board. The second is the train of normal life, usually honest with many duties and few pleasures. This train is slower than the first and crowded. Many people would like to jump on the fi rst train but often they can’t and the end is tragic. The third train is that of failure. It isn’t crowded but there are many people anyway and it’s full of every negative human form: drug addicts, criminals, murderers, corrupted people, maniacs, thieves, the outcast and any other negative thing you can think of. This train is very slow and a few mistakes are suffi cient to end up on it, often pushed by the crowds from the second train. At this stage it becomes impossible to fi nd enough space to try and jump back on the second train or even the first. dpi : Would you please talk about the piece “Trash” which is the first work on the webpage of Studio Creativity, in which there is a character in a truck? What’s the story? Alessandro : “Trash” was commissioned by an advertising agency for a campaign on separate collection of waste. The slogan


was “Be careful, waste is dangerous”. In my style, I represented the degeneration of waste becoming a sort of monster that threatens to devour us if we continue with our superficial approach, not caring about the environment. Unfortunately this work was prophetic. The pictures of the piles of rubbish in Naples went round the world, turning what I’d expressed with my illustration into reality. dpi : Another work, the one “a/hallucination”, would you talk about this man with two different eyes? Alessandro : This work went through many phases: this is the first of five postcards representing five different phases, that I realized on “a one night journey into the effects of drugs”. The complete work is called “Postcards from a trip”. “Hallucination” is the phase in which the character (an ordinary boy) is contemplating the possibility of getting high, and then surrounds himself with all the elements he needs for his trip: cocaine, pills, marijuana, etc… The clock is there to make us sink into the night and the “bunny” is the icon of this “getting high”, an illusion, a puppet that seems to be there to entertain you (that what is often believed of drugs) while it actually destroys you because, behind that sweet and funny look is an evil soul ready to kill the naive consumer. The second phase is taking the drugs. I created an effervescence effect in the background, similar to that of a tablet dissolving when taking an acid. The character’s face starts mutating. The third phase is the split personality. Drugs evoke the worst part of a person, our personality is altered and changes, making our animal side emerge. The shark has a double meaning. It’s both the drug that’s devouring us and the animal the character is turning into. The fourth is “delirium”. The last effect that drugs cause. The world around the character is acid green, it’s the fi nal exaltation, but death is approaching. It’s a predictable ending for the observer but not for the character who thinks he’s in control whilst it’s death that is actually in control. The fifth phase needs no explanation. It’s death, the often unexpected destination of the traveler. dpi : Which work is your best favourite and why? Or would you please talk about the piece which is the most special for you? Alessandro : I love “The Bitter World of the Boxing” very much because it represents an important part of my life. Nobody in the world of illustration knows that the central figure in the background is me at ten, at the beginning of my sporting career. The image at the top left also portrays me during a match. Whoever used to know me at the time and meets me today can hardly believe I became an illustrator whilst those who’ve known me since I became a professional graphic designer/ illustrator could never

imagine the years of fights on the ring in my past. It’s kind of funny and, somehow, amusing that my life is divided into two separate periods: the first is perfectly portrayed in this illustration, and the second is the one I’m living now and it is very much infl uenced by the fi rst from an artistic point of view. dpi : What material is your favorite for creating? And would you please talk about your general process of working? Where does your inspiration from? Alessandro : In most cases I start from a pencil drawing, in other cases I start from a photo. I love drawing and colouring with dense watercolours, and refine my work with watercolour pencils with an ink effect that I often complete with a brush lightly dipped into EcoLine. Usually my working process is divided into four steps: The first is frustration: I feel that I have something in my mind but nothing concrete comes out of it. In the second phase I decide what elements I need. I make this decision after a photographic research, after having been to a library or wandered around the town (often at night). In the third phase all the elements start fi tting like a jigsaw puzzle. I try to fi nd a good balance between the different elements and the colours. If the elements don’t match perfectly I usually start over again. The fourth phase is the lettering. I love fonts and once I’ve created the image I search for the most suitable font. In my opinion every font expresses a different atmosphere that must resemble what I’m trying to convey with my illustration. I take inspiration from many things. I have often realized that I get some ideas out of the most common things. I have two laboratories of ideas: one is my car windscreen when I’m driving to work or around. The windscreen becomes a sort of blackboard where I project my ideas. That’s how “A Window on the World” was born. I was driving on a winter morning, it was raining heavily and a truck going through a puddle splashed my car. I sawthe water red and my eye was trying to see through the red so I imagined what kind of world I could have seen peering through that little opening that was forming in the red. Then I continued at home. The other laboratory of ideas is my bed, at night, where I see what is in my head like a short fi lm. They go very fast and I start cutting and putting images together, mixing, redesigning and personalizing them. When I get something good I put my idea down on a drawing in the morning. I need to hear my wife’s opinion on everything I do and to see my children’s reaction. If they jump it usually means that what I did has some sort of impact. dpi : Since you depicted some dark scenes in city corners, what does the city mean to you? Alessandro : I see the city like a box, a container divided into many parts. Inside this box the life stories intertwine, almost touch each other or clash. Not everything can be easily seen, many things take place in the dark corners. My illustrations try to zoom in on these corners. dpi : Would you please talk about what you are working on recently for our readers? Alessandro : I’m working on a project for the covers of two novels, on a range of 50’s style biker T-shirts and I’m completing the graphic design of my website.   Alessandro Battara

Studio Creativity troverete un elenco di illustratori italiani e internazionali, fumettisti, artisti, autori, grafici, esperti di animazione 2D e 3D, editori e scuole artistiche. Uno spazio dove ogni professionista della creatività può creare la propria galleria di lavori realizzati; una vetrina in cui esporre il proprio portfolio on-line e cercare nuove collaborazioni.

Per gli editori, Studio Creativity è lo spazio ideale per la promozione delle proprie pubblicazioni o la ricerca di nuovi professionisti.
VISITA IL SITO
: http://www.studiocreativity.com

Intervista a Piano B Edizioni giovane e dinamica realtà editoriale

La rubrica delle interviste a protagonisti del settore quali editori, disegnatori, sceneggiatori e quant’ altro. Tutte le interviste sono curate dal noto sceneggiatore/fumettista Niccolò Storai e pubblicate sul sito StudioCreativity.

Piano B Edizioni è una giovane e dinamica realtà editoriale che in poco tempo ha dato dimostrazione di saper produrre libri e volumi di un certo interesse sia dal punto di vista dei contenuti che da quello della cura editoriale.

Incontriamo Andrea Guarducci, Editor e porta voce della Piano B edizioni.

SC-Ciao Andrea, partiamo subito con una curiosità, da cosa nasce il nome Piano B edizioni?

PB-Come sempre succede in questi casi, una volta deciso insieme ai miei soci quale fosse stata la nostra avventura, dovemmo iniziare a pensare a come chiamarla. Ricordo molte sessioni di “brainstorming” notturne intorno al tavolo di cucina, dove con l’immancabile aiuto di alcune bottiglie di vino, ognuno di noi proponeva i nomi che sembravano più interessanti. Cercavamo un nome in italiano, chiaro e conciso e che appartenesse al dire comune, in modo da rimanere impresso nella mente anche se letto o udito una volta sola.
Il risultato fu il Piano B, che rappresenta le idee e le soluzioni che per antonomasia funzionano sempre, quando il Piano A, per sua natura, fallisce. Ma la vera ragione è che cercavamo di individuare un nome che rispecchiasse il nostro modo di
fare libri, fondato su una ricerca originale di testi e grafica: un modo che, crediamo, ci distingue dagli altri. Cerchiamo di muoverci tra le varie arti alla ricerca di una sensibilità e di fermenti culturali diversi dai soliti. Ecco perché Piano B. Ci è sembrato subito un nome quanto meno interessante, e così eccoci qua!

SC-Voi siete una casa editrice molto giovane, ci puoi raccontare la vostra storia fino ad adesso?

PB-In effetti la nostra storia è abbastanza recente. Prima di intraprendere questo mestiere io e il mio collega Alessandro abbiamo seguito due Master dedicati alla formazione della figura del redattore editoriale; a questi sono seguiti due lunghi periodi di stage ciascuno presso diverse case editrici, toscane e non, dove abbiamo fatto esperienza e ci siamo occupati di quasi tutte le mansioni che il lavorare all’interno di una casa editrice richiede. Poi abbiamo deciso di provarci da soli. L’idea era quella di iniziare con un approccio più lieve al mondo dell’editoria, partendo magari da uno studio editoriale, così da lavorare un po’ per terzi, eseguendo editing, correzione di bozze, impaginazione e progetti grafici per conto di altre realtà, come altre case editrici, enti pubblici e semplici privati. Così nel 2006 nacque lo Studio Editoriale 451, in onore di Fahrenheit 451 (www.studio451.it)
Con i primi introiti dello Studio451 decidemmo di iniziare a pubblicare qualcosa di nostro.
Avevamo visitato la Fiera del Libro di Francoforte, e ci rendemmo conto che in Italia forse mancava qualcosa che negli altri Paesi ha più spazio: il libro illustrato per adulti. Titoli illustrati da ottimi artisti, spesso grandi classici della letteratura, non strettamente destinati ad un pubblico giovanissimo. Erano libri curati, dal grande impatto visivo, con illustrazioni bellissime.
Decidemmo di iniziare con qualcosa di simile. Scovammo una casa editrice spagnola che fa cose simili, e comprammo i diritti delle illustrazioni di un loro libro:
Il gatto nero e altri racconti dell’orrore, di Edgar.A. Poe. Allo stesso tempo facemmo illustrare La metamorfosi di Kafka a un grande artista italiano, Nicola Console, cha compiuto un lavoro superbo (basti pensare che le tavole originali del libro sono state acquistate, appena esposte in galleria, dal comune di Monza per la collezione permanente del futuro museo d’arte contemporanea della città). È così che i primi due titoli della collana Avatara videro la luce… gli Avatara sono le dodici reincarnazioni del dio Visnu, secondo la religione indù, e noi ci siamo appropriati di questo nome, volendo appunto reincarnare i grandi classici della letteratura in libri illustrati da artisti contemporanei.

Un’altra collana a cui teniamo molto è La mala parte, che fa della particolarità e dell’originalità la sua forza. La prima uscita è stata Il Trattato dei tre impostori: Mosè, Gesù, Maometto, un pamphlet illuminista di un anonimo discepolo di Spinoza, nel quale si afferma che i fondatori delle tre principali religioni sono stati nient’altro che abili manipolatori e sfruttatori dell’ignoranza e della creduloneria dei propri simili. Nel 1719, appena quest’opera vide la luce, in terra francese, fu immediatamente messa al bando della Chiesa, con il risultato di farla diventare il libro più ricercato nelle corti illuministe d’Europa. Re e principi fecero follie per riuscire a possederne una copia. Poi fu forzatamente dimenticata.
Noi l’abbiamo riproposta dopo vent’anni dalla sua prima edizione italiana, riscuotendo un buon successo di pubblico, permettendoci di lavorare già ad una seconda ristampa, con una nuova copertina e una più importante prefazione.
Ne
La mala parte è questo che facciamo: cerchiamo di scovare e proporre testi scomodi, dimenticati, ma sempre legati a doppio filo con l’attualità. In questa collana troviamo anche: H. Thoreau con Disobbedienza civile, O. Spengler con L’uomo e la tecnica.
Ascesa e declino della civiltà delle macchine e l’ultimo titolo appena uscito, un’antologia curata da noi dal titolo Stupefatti!, che racchiude Il trattato degli eccitanti moderni di H. de Balzac, Il poema dell’hashish di C. Baudelaire; Sulla coca di S. Freud e Perché la gente si droga? di L. Tolstoj. Alcuni degli scrittori più importanti del Novecento, uniti dal comune confronto che ognuno di loro ha avuto con l’uso e l’abuso di droghe, diffuse allora come oggi.
Non vorrei continuare oltre e annoiarvi troppo con la descrizione delle altre collane, ma invito tutti a venirci a trovare sul nostro blog, al quale seguirà presto il sito:
www.pianobedizioni.com.

SC-Quali sono le principali difficoltà che si incontrano nell’intraprendere un attività di questo genere?

PB-Le difficoltà sono molte, ma sono convinto che con la passione e con lo spirito di sacrificio si possano superare. Credo però che la difficoltà maggiore per un giovane editore sia rappresentata dalla distribuzione. Fare libri e poi non riuscire a venderli non ha senso. Noi siamo stati molto fortunati perché fin da subito siamo stati in grado di confrontarci con il mercato italiano, grazie ad un programma editoriale interessante, che ci è valso la distribuzione nazionale esclusiva per conto di Dehoniana Libri, di Bologna.

SC-Parlaci dei vostri libri, di quali sei più soddisfatto?

Sono estremamente soddisfatto di tutti i nostri libri: per noi sono come dei figli, che se ne vanno in giro per il mondo raccontando le loro storie e rappresentando le nostre scelte… Tutti hanno richiesto passione e lavoro allo stesso modo. Ovviamente qualcuno vende di più e qualcuno di meno, ma questa è un’altra storia.

SC-Quali sono i vostri parametri di giudizio nella scelta delle pubblicazioni?

Senz’altro la qualità dei testi e del lavoro. Non si può prescindere da quella: solo la qualità permette di fare un buon risultato.

SC-Partecipate ai festival, alle rassegne? Se si quali.

Ancora non abbiamo partecipato a nessuna rassegna o festival. Le visitiamo tutte però.
Speriamo di poter iniziare il prima possibile ad essere presenti come editori.

SC-Com’ è strutturata la vostra casa editrice, come vi dividete i lavori durante la giornata?

PB-Essendo in quattro in un piccolo ufficio, ci occupiamo tutti di tutto.

SC-Come vedi la situazione del mercato in Italia attualmente? La gente legge ancora oppure è completamente risucchiata dal grande fratello e amenità simili?

PB-Pur essendo gli italiani il popolo europeo che – dati alla mano – legge di meno in Europa, ho fiducia nel futuro. Credo si possa sperare in un ritorno del libro, nel piacere di leggere la sera, a tv spenta… Anche perché se la televisione continuerà ad offrire quello che offre, ci darà senz’altro una mano in questo senso. Spero che la gente finalmente riesca ad annoiarsi della televisione, che ripete da sempre se stessa, per riscoprire invece il piacere di un bel libro, storie sempre nuove e stimolanti. Credo che il libro e la lettura in generale rappresentino uno di quei piaceri che non potranno mai essere rimpiazzati da niente.

SC-Quali sono secondo te le caratteristiche che deve avere una persona per fare l’ editore.

PB-È una domanda difficile, credo proprio di non avere le capacità per darti una risposta definitiva, ma credo che l’amore per i libri e per la letteratura in generale siano fondamentali, insieme a un giusto mix di imprenditorialità, coraggio e follia.

SC-Una domanda dalla spiccata originalità, quali sono i vostri progetti futuri?

PB-Stiamo preparando diversi titoli che andranno ad arricchire le nostre collane e ne formeranno di nuove. Tra tutti abbiamo in programma l’edizione italiana di alcuni racconti di A.Jarry, finora inediti nel nostro Paese.

SC-Per tutti coloro i quali fossero interessati a mettersi in contatto con voi, puoi fornirci i vostri recapiti?

PB-Certamente… Il nostri siti sono www.pianobedizioni.com e www.studio451.it . Troverete su queste pagine tutti i contatti che servono.

Intervista a Raffaele Bortone titolare dello studio di animazione Animundi di Roma, produttori della serie Tv " I Saurini".

La rubrica delle interviste a protagonisti del settore quali editori, disegnatori, sceneggiatori e quant’ altro. Tutte le interviste saranno curate dal noto sceneggiatore/fumettista Niccolò Storai e pubblicate sul sito StudioCreativity.

S.C. – Partiamo subito con una domanda dura; come è messo il mondo dell’ animazione italiana?

R.B. – In un momento della nostra Storia come questo, con l’economia mondiale in recessione, i dati potrebbero non essere particolarmente obiettivi dal momento che non appena iniziano i problemi economici i primi a farne le spese sono i cosiddetti beni di “non primaria necessità”, e i cartoni animati sono chiaramente tra questi. Tutto sommato invece, analizzando gli ultimi anni, l’animazione italiana è sicuramente cresciuta, ma non da permetterci di essere inseriti tra le nazioni “forti” in questo campo. Purtroppo continuiamo a pagare la pesante anomalia di non avere di fatto una pluralità di interlocutori da affiancare alla RAI, di fatto unico soggetto produttivo nel nostro Paese in questo campo. Basta guardare al resto d’Europa – la Francia in testa – per capire che il nostro è un collo di bottiglia che si fa sempre più stretto, dal momento che continuano ad aumentare le Società che vogliono cimentarsi in questo campo – spesso provenendo da altri ambiti – ma continuando ad esserci sempre e solo un unico referente, spesso caratterizzato da revisioni di budget quasi sempre al ribasso. Credo sia giunto veramente il momento per il varo di una normativache regoli un settore che potrebbe essere foriero di importanti prospettive legate all’economia, al lavoro e all’esaltazione del talento italiano. Questo ci permetterebbe concretamente di moltiplicare casi invece isolati come Rainbow e Winx.

S.C. – Quali sono le principali difficoltà che si incontrano nell’ aprire uno studio di animazione?

R.B. – I motivi che accennavo prima hanno il loro peso e sono causa di quella che ritengo essere la maggiore difficoltà che si incontra nella decisione di aprire uno Studio di animazione: la mancanza di continuità lavorativa. Con un unico interlocutore – la RAI – potete ben immaginare che tempistiche si prospettano per prendere decisioni e avere risposte. E con un unico interlocutore, e quindi con un unico budget, molti no si devono dire, magari anche a progetti validi. Purtroppo uno Studio, una società di produzione, ha degli oneri  di gestione imprescindibili e costi fissi  inalienabili quali l’affitto, la luce, il telefono. Talvolta aspettare per troppo tempo una risposta equivale a prosciugare le risorse di un’azienda che potrebbe veder arrivare un consenso troppo tardi. La realtà è che non è più tempo di improvvisarsi. Bisogna avere idee ben chiare, esperienza e meglio ancora un progetto d’impresa che fissi gli obiettivi e che abbia studiato le potenzialità e lo stato del mercato.

S.C- L’ animazione 2D e la stop motion hanno ancora un futuro oppure verranno soffocate dal 3D?

R.B. Questa è una domanda che mi sta molto a cuore, ma ritengo che vada fatta una distinzione.
Ritengo personalmente che il 2D e il 3D siano due espressioni artistiche profondamente diverse. Se dovessi scegliere nel dire quali tra il 2D e la stop motion possa venir soffocato dal 3D, non avrei esitazione nel dire la stop motion. Infatti mentre ritengo il 2D l’arte di far muovere dei disegni  – disegni animati, appunto – il 3D tende a riprodurre virtualmente la realtà. I suoi ambienti e i personaggi modellati possono essere a tutti gli effetti confusi con “oggetti” reali costruiti e poi ripresi dalla cinepresa. In questo senso mi sento di dire che il 3D sia l’evoluzione della stop motion, dal momento che l’unica possibilità di muovere pupazzi in ambienti ricostruiti in scala era quella di farlo a passo uno, con un lunghissimo e faticosissimo lavoro di “pose to pose”. L’esempio della inglese Aardman con il loro ultimo film “Giù per il tubo” è eloquente: sono passati dalla plastilina al 3D per emulare lo stesso medesimo risultato. Il 2D non potrà essere soppiantato dal 3D,  per il semplice fatto che l’ultimo non è l’evoluzione del primo, al contrario di quanto è avvenuto nella stop motion e nella clay animation. E’ inoltre una questione estetica. Tutti sanno chiaramente distinguere un cartone animato da un cartone in computer grafica, nel senso che tutti vedono una differenza tra qualcosa di disegnato (es. biancaneve), da qualcosa che sembra “realistico”  (es. Toy Story). Se prendiamo invece il target dei più piccoli (prescolare), “l’innovazione” della proposta 3D non viene addirittura percepita, mentre sentono più vicina a loro la tecnica del disegno, che permette  loro l’emulazione grafica. Non dimentichiamoci inoltre che il 3D è stato cavalcato dalle grandi Major per distinguersi dalle tradizionali produzioni e creare la novità. Una novità che costava carissima e che solo loro potevano permettersi. Con il crollo dei costi della tecnologia il 3D è ora divenuto accessibile a tutti, con una certa saturazione di prodotto dai più disparati livelli qualitativi. E’ eloquente quanto fatto dai produttori del film dei SIMPSON, dove lo slogan recitava “tassativamente in 2D” quasi ad indicare la ritrovata originalità di un film bidimensionale rispetto ormai alla “normalità” dei prodotti  3D!

SC- Parliamo della vostra ultima produzione i Saurini, che genere di serie è, e  a chi si riferisce e quali sono i suoi scopi e le sue finalità-

R.B.-  La serie coprodotta con RAIFICTION e andata in onda su RAIDUE a Novembre e ora trasmessa fino a Gennaio su RAI GULP, è un’avventura dai buoni sentimenti. Il target di riferimento è compreso tra i 4 e gli 8 anni. I cuccioli di dinosauro che cercano i loro genitori persi nel Tempo hanno questa età, e  imparano, crescono e si fortificano grazie agli insegnamenti che derivano dalle tante situazioni che incontrano e risolvono. Scoprono il valore dell’amicizia, dell’unione e della forza che ne scaturisce. Anche gli insegnamenti del Vecchio Saggio dei Monti Rossi risultano per loro estremamente utili. Un modo simpatico per ricordare ai giovanissimi che l’esperienza è un bene prezioso, e i “nonni” ne sono l’essenza.
I viaggi nel tempo mettono i protagonisti a contatto con gli usi e costumi propri di una certa Era o un determinato periodo storico. Ma non per questo la Serie vuole essere un prodotto esclusivamente “educational”. Marginalmente può essere invece considerato un prodotto di “edutainment”, dove il puro intrattenimento si  accompagna alla ricostruzione degli ambienti e degli oggetti frutto di una ricerca puntuale.
L’importante è per noi il mantenimento di uno standard di qualità nella realizzazione e nei contenuti superiori alla media dei prodotti in circolazione. E’ questo che ha permesso ai SAURINI di essere il cartone più visto durante la sua programmazione nel contenitore CARTOON FLAKES di Raidue. Un cartone che mette d’accordo tutta la famiglia.

SC- Quanto tempo impiegate per realizzare un episodio della serie?

R.B. – Il discorso sarebbe molto più complesso. Non è possibile scindere il tempo necessario per  la realizzazione di un episodio da tutto il resto della produzione. Il tutto si composita in un intricatissimo “planning a cascata” che come per magia (ma è semplice e pura pianificazione) dopo un periodo di “gestazione” tra le 9 e le 14 settimane “partorisce” il primo episodio e a seguire settimanalmente tutti gli altri. Un giorno se ci sarà tempo vi farò uno schema…

SC- Com’ è organizzato il lavoro all’ interno delle studio?

R.B. – la realizzazione di un cartone animato è un grande lavoro di equipe. Più è corposo il cartone, più grande è l’equipe. Per una grande produzione “tradizionale” come è stata quella dei SAURINI, nel nostro Studio abbiamo realizzato tutta la pre-produzione: soggetti, sceneggiature, character design, background, oggettistica (props), color-model e tutto il controllo del timing e degli storyboard (la regia). Tutto questo è stato realizzato per ognuno dei 26 episodi della serie grazie ad un team di circa 40 persone.  La produzione esecutiva delle animazioni e dei fondali è stata una impegnativa triangolazione Italia-Cina-Corea che ha coinvolto oltre 400 persone. Una volta ricevuto il compositing di ogni episodio si tornava nel nostro Studio per il montaggio e l’editing finale, dopo aver passato in precedenza decine di ore in sala di doppiaggio con le “voci” dei protagonisti. Insomma un lavoro bellissimo ma credo si sia capito, estremamente impegnativo.

SC- Per tutti coloro che non sono mai entrati in uno studio di animazione, ci puoi brevemente parlare delle varie figure professionali che troviamo all’ interno di uno di questi?

R.B. – Anche in questo caso non possiamo dire di poter trovare gli Studi strutturati tutti nella stessa maniera. Pertanto mi limiterò ad elencare  alcune figure professionali che è possibile che almeno una volta transitino in uno Studio di Produzione. Il regista ovviamente, lo scrittore/sceneggiatore, il character design, lo scenografo, l’addetto allo studio dei colori, chi realizza lo storyboard, l’animatore, lo scompositore, l’intercalatore, chi fa i clean-up, l’addetto al pencil test, l’addetto al montaggio, ecc, ecc, ecc, ecc, E per ognuno di questi si può moltiplicare x2, x3, x4, x5…Visto quanta gente?

S.C. – Quali sono i vostri stumenti di lavoro?

R.B. – Gli strumenti “meccanici” con cui lavora uno Studio di produzione non sono molto importanti. Probabilmente sono gli stessi che possiamo parzialmente trovare anche in uno Studio di progettazione edile, o topografico o del geometra: matite, carta, computer, software, tavoli luminosi. Ma gli strumenti unici che si utilizzano all’interno di una “fabbrica di cartoni animati” sono una passione amplificata e una fantasia contagiosa. Queste sono le vere “anime” di chi fa animazione e che trasformano qualunque sogno in realtà!

S.C- L’ animazione è legata ai propri personaggi ma quand’ è che un personaggio funziona, che caratteristiche deve avere per definirsi riuscito?

R.B.- Ovviamente non esiste una formula che rende perfetto un personaggio a tavolino. Le componenti sono evidentemente molteplici, come molteplici sono i pubblici a cui ci si rivolge, con modi di “sentire” altrettanto diversi. Forse sembrerà banale, ma i personaggi devono avere una loro coerenza e una loro credibilità, anche nelle ambientazioni più incredibili. E così ci sembra assolutamente normale che topi e paperi parlino, si vestano e vadano in auto, ma all’interno di una città costituita, con nuclei familiari ben definiti e con atteggiamenti sociali riconoscibili.

S.C. – Voi li guardate i cartoni animati? Quali?

R.B.- Beh, ovviamente tutti indistintamente, per poi decidere cosa piace e cosa no.

S.C.- La domanda più classica del mondo; quali sono i vostri progetti futuri?

R.B.- Più che dei nostri progetti futuri mi piace parlare del PROGETTO della nostra Azienda, che non è futuro, non è passato, ma spero sia un continuo presente. Ed è quello che si lega imprescindibilmente  ai valori della qualità e della novità a cui vorremmo che i nostri progetti venissero sempre associati. La qualità della serie “I SAURINI E I VIAGGI DEL METEORITE NERO” e la trasposizione in 3D stereoscopico dei cartoni 2D nati per la TV attraverso il nostro metodo proprietario STEREOTOON, ne sono una prova. Diciamo allora che probabilmente il nostro progetto futuro, il nostro obiettivo,  è quello di divenire – come diceva Federico Fellini che pochi sanno essere stato anche un grande disegnatore – , un aggettivo (“Felliniano”) e nel nostro caso: “Animundiano”.

ANIMUNDI Srl 2008 – I SAURINI – Tutti i Diritti Riservati.

Intervista a Fabio Berruti ideatore e amministratore di Infinite Statue

pubblicato: martedì 29 aprile 2008 http://www.comicsblog.it/

Lo scorso marzo abbiamo avuto modo di incotrare Fabio Berruti al Cartoomics 2008. Fabio è l’ideatore di Infinite Statue, società che realizza statue da collezione, ispirate al collezionimo del fumetto italiano. Da subito si è rilevata una persona estremamente gentile e disponibile, tanto da concederci un’esclusiva intervista che siamo lieti di proporvi.

Ciao, presentati ai nostri lettori.

Sono Fabio Berruti ideatore e amministratore di Infinite Statue, un progetto nato oltre 5 anni fa dal mio desiderio di vedere degli oggetti 3D tratti dal grande fumetto Italiano e soprattutto dalla domanda: perché in Italia non si fanno?. Come potete ben capire io sono un grande collezionista di statue ed action-figure da molti anni ma di tutti oggetti che naturalmente si rifanno ai comics made in USA e in alcuni rari casi d’oltralpe.
Non posso negare che tra la fatidica domanda e la reale messa in opera del progetto le difficoltà, la fatica, l’impegno e non ultimo l’investimento è stato notevole, ma un obiettivo primario per me è sempre stato alla base di tutto: l’altissima qualità dei prodotti. Ho voluto che le statue con il marchio Infinite Statue fossero al pari livello dei grandi produttori americani sia come progettazione, scultura, fattura e packaging, e ora posso dire con orgoglio che l’ho ottenuta. Ho fatto ricerche sia di consulenza che di produzione negli USA ed in Asia al fine di ottenere la qualità che ora si può apprezzare toccando con mano le nostre statue.

Come mai questa coraggiosa scelta di realizzare delle statue da collezione?

Credo in parte di aver già risposto ma voglio far notare che per tutti i nostri eroi dei fumetti, eccetto il caso di Diabolik, non esiste nulla che vada oltre il fumetto stesso; si ci sono libri, edizioni alle volte di lusso (rare), ma nulla che faccia sentire il collezionista che ormai ha tutto veramente appagato di qualcosa di unico. Le statue in Edizione Limitata come le nostre sono pezzi unici e destinati a divenire parte integrante di una collezione. Chi ha il numero 103 di Ken Parker lo ha solo lui e nessun altro. È anche questa la ragione che le tirature di Infinite Statue sono sempre piuttosto basse (e non potete immaginare lo sforzo economico e produttivo per farne così poche in un mondo che vuole il più ne fai meno costa più ci guadagni, credetemi!). E poi è un piccolo investimento destinato ad una sicura rivalutazione nel tempo , ad esempio, posseggo statue Weta o Bowens che valgono oltre 10 volte il loro valore iniziale.

Come nasce una statuina?

È un processo piuttosto lungo ed elaborato. Senza tediarvi con i termini e passaggi puramente tecnici, quando è possibile, una statua nasce prima di tutto nella testa dell’autore, ovvero: chiedo sempre agli autore come vedrebbero il loro personaggio finalmente in 3D e, passato il primo spiazzamento (quasi nessun autore italiano ha mai visto un suo personaggio in 3D), si inizia a lavorare sui disegni preliminari; questi poi saranno il materiale base per lo scultore che utilizzerà anche quante più informazioni possibili sul personaggio e tutti i suoi accessori tipici o più noti ai lettori. Dopo molte fasi di approvazione con l’autore si passa alla versione dipinta, e qui interviene un’altro professionista che dipinge la statua; per ultima ci sarà la prototipazione per la produzione vera e propria mentre io disegno il packaging (a proposito, sono un designer grafico e fotografo da oltre vent’anni).

Al vostro attivo avete i personaggi di: Ken Parker, il Signor Rossi, Zorry Kid, Cattivik, Cipputi ed altri, come mai la scelta di questi?

Prima di tutto ho sempre avuto fin dall’inizio l’idea di una sorta suddivisione in due distinte categorie, date soprattutto da un punto di vista scultoreo ovvero: figure umane pure e figure di fantasia. Questo perché questi due tipi distinti di personaggi vanno affrontati in modo totalmente differente: mentre il primo (umane pure, esempio Ken Parker) ha esigenze complesse di proporzioni, articolazioni, fedeltà del vestiario e relativi accessori e dove uno scultore che deve comunque interpretare si batte con la perfezione, il secondo (di fantasia, esempio Zorry Kid) è un concentrato di fedeltà al disegno anche dove è molto difficile rendere in 3D. Vedi il caso del Sig. Rossi: oltre ad essere un cartone animato è terribilmente piatto e addirittura quando è raffigurato di profilo ha i due occhi sullo stesso lato del viso, e le sopracciglia staccate dalla testa! Qui l’abilità interpretativa dello scultore è fondamentale. Così ho scelto dall’inizio personaggi differenti tra loro e anche per estrazione d’origine (fumetto, animazione, strisce, vignette). E poi ti confesso che non è stato facile andare a cercare delle licenze in quanto autentico Signor Nessuno Che Vuol Fare Delle Statue, ma chi mi ha dato ascolto sin da subito lo ha fatto con un entusiasmo veramente meraviglioso! Ora che Infinite Statue inizia a crescere è decisamente più facile farsi ascoltare.

Le serie sono numerate?

Le nostre sono tutte Edizioni Limitate e numerate singolarmente una per una e non più riproducibili, ovvero una volta esaurite non le rifaremo mai più. Solo la statuina di Rat-Man non è numerata singolarmente (per rimanere nel prezzo che sapete) ma è comunque limitata a 1.999 copie. A proposito tutti i numeri delle tirature delle nostre statue hanno un significato particolare, non sono dati a caso e presto sul sito sveleremo il mistero di ogni numero.

Ai vari personaggi di recente si è aggiunto anche Rat-Man di Leo Ortolani, come mai questa meravigliosa scelta?

Prima di tutto io ho sempre amato Rat-Man e pertanto come poteva mancare nella mia produzione? E poi chi aveva mai visto una statua di Rat-Man? Quando contattai la Stranemani per la licenza accolsero l’idea come una vera e propria bomba. Visto il successo che sta avendo (a proposito: non ne rimangono molte…) spero proprio di proseguire con gli altri personaggi del clan Rat-Man, vi immaginate un Tadeus Brakko, o magari un Piccettino picco piccolo?

Siete usciti ufficialmente allo scoperto al Cartoomics 2008 a Milano dopo l’annunciazione a Lucca Comics & Games dell’anno scorso, come mai tanto tempo?

Veramente volevamo essere a Lucca 2007 ma chiedemmo di partecipare quando arrivò la nostra prima produzione ed era tardi così gli organizzatori non riuscirono a trovarci un posto… così ci organizzammo per Cartoomics 2008.

Qual’è il tuo personaggio preferito? Quale vorresti vedere realizzato?

Più che preferito preferisco dire il mio porta-fortuna anzi la nostra mascotte che è il Signor Rossi, ma ognuno fa parte
del mio pantheon personale. Quale vorrei vedere in 3D per Infinite Statue? Alcuni sono in lavorazione, altri in attesa di ottenere la licenza e altri in attesa di convincere gli autori a farcelo fare, ad esempio Tex che tanti, tantissimi ci chiedono, ma che un certo Editore continua a non volerci far fare. Magari se ricevesse lui un po’ di mail a nostro favore, magari… (non vorrei diventare il Grillo delle statue 🙂 ).

Leggi fumetti? Ovviamente si, quali serie segui ad oggi?

Grazie al lavoro delle Planeta De Agostini divoro montagne di comics anni 70 e 80 oltre ai Dark Horse e diverse cose Marvel (tutti gli Ultimate per esempio), per l’Italia oltre agli ormai classici Dylan Dog e Martin Mister trovo molto interessante Nemrod (disegni stupendi!) o Volto Nascosto per esempio.

Avete e potete darci delle anteprime sulle prossime realizzazioni? Altri personaggi di Leo sono tra i vostri progetti futuri?

Una per tutte un incredibile Corto Maltese di cui vado particolarmente fiero e che ci è costato oltre un anno e mezzo di lavoro, ma ne è valsa la pena! Sarà in anteprima sul sito infinitestatue.com tra qualche settimana. La mia idea su Rat-Man è sempre stata quella di creare una vera e propria serie e personalmente li farei tutti, che ne dite di Leo?

Intervista a Ivo Milazzo

La rubrica delle interviste a protagonisti del settore quali editori, disegnatori, sceneggiatori e quant’ altro. Tutte le interviste saranno curate dal noto sceneggiatore/fumettista Niccolò Storai e pubblicate sul sito StudioCreativity.

Ivo Milazzo è una delle firme più autorevoli del fumetto italiano ed internazionale. Inizia la sua carriera presso lo studio Bierrecì dove collabora con Luciano Bottaro, Carlo Chendi e Giorgio Rebuffi, per questo studio Milazzo disegnerà in coppia con Bottaro storie per la Disney tra le quali ricordiamo  “Zio Paperone e la scomparsa di Paperopoli” su testi di Jerry Siegel, quest’ ultimo assieme a Joe Shuster creo il super eroe per eccellenza – Superman. Presso lo Studio Bierrecì Milazzo fa la sua conoscenza con Giancarlo Berardi assieme al quale creeranno Ken Parker, personaggio molto amato dai lettori italiani ed esteri.Tra le case editrici con cui Milazzo ha collaborato ricordiamo Bonelli, Disney,Comic Art. Di recente ha realizzato la copertina per il calendario U.N.I.Vo.C. Attualmente collabora con le edizioni Lizzard Rizzoli con la quale ha recentemente pubblicato Boia Rosso su testi di Francesco Artibani e Katjia Centomo.

SC-Ciao Ivo, cominciamo dalle cose più recenti;  parlaci de ” Una Firma per il Fumetto”, a cosa si riferisce?

Milazzo “- L’iniziativa vuole essere una forte forma di sostegno alla parte politica, oggi PD, che da 10 anni sta cercando di portare all’attenzione del Governo di turno la carenza legislativa che riguarda gli autori di fumetti. Infatti ancora oggi non siamo citati in maniera specifica nella Legge sul Diritto d’Autore, che risale al ventennio fascista! Siamo tutelati per derivazione dalla stessa e dal Diritto Europeo, ma di fatto non ancora riconosciuti come categoria dallo Stato, che percepisce però le nostre tasse. Per due volte, nel 2000 alla Camera e nel 2004 al Senato, è stata presentata una proposta di Legge atta ad integrare la Legge n°633 del 22 Aprile 1941 con una normativa di base che regolamenti il principio creativo che ci riguarda, come è stato per la musica, il cinema, la scrittura, la fotografia,ecc… Malgrado il riscontro trasversale di tutti i partiti politici, non si è ancora arrivati a risolvere l’annosa questione sia per la tematica, sia per l’avvicendarsi delle diverse legislature. Quindi, anche grazie a una lettera-appello sottoscritta da persone di cultura come Umberto Eco, Vincenzo Cerami, Goffredo Fofi, Giulio Giorello e Moni Ovadia, l’unica strada è quella di dimostrare la nostra ferrea volontà ad ottenere un nostro diritto. Ho affiancato sin dall’inizio l’operazione con il consenso di centinaia di firme di addetti ai lavori, diventandone il ‘testimonial’.

SC-Parliamo di te come disegnatore, che ricordo hai del tuo primo fumetto pubblicato?

Milazzo – Il primo lavoro pubblicato è stata una striscia satirica IL PALAFITA con Giancarlo Berardi, con cui ho iniziato il percorso professionale, di cui ho un ricordo di estrema tenerezza, mista al pudore per l’incertezza degli inizi. Poi c’è stata la parentesi sulla rivista Horror con IL CIECO e altre storielle del genere, Tarzan per la Francia, le matite per quattro storie Disney presso lo Studio BRC e tre episodi erotici di moda negli anni’70. Nel ’74 è stata la volta di TIKI per Il Giornalino e KEN PARKER per Bonelli.

SC – Una delle tue ultime cose uscite per il mercato italiano è Boia Rosso che hai realizzato su testi di Francesco Artibani e Katia Centomo, ci puoi raccontare la genesi e lo sviluppo di questo progetto?

Milazzo – Nel 2004 ero ospite in Val d’Aosta con una mostra. Lì ho fatto la conoscenza con Katia e Francesco che mi hanno proposto il personaggio del BOIA. Il passo importante è stato il compromesso con Les Humanoides Associes per mantenere quello stile narrativo di disegno, che contraddistingue ormai la mia produzione. Il vero problema è stata la colorazione a computer che mal di attaglia al mio segno. Tanto è vero che, nell’ultimo lavoro “Impeesa – La grande avventura di Baden-Powell” edito da Lizard in quattro lingue per il centenario della nascita dello Scoutismo, ho provveduto ad eseguire personalmente questa parte con la consueta tecnica dell’acquerello.

SC – Che rapporto hai con le nuove tecnologie, usi il computer o non è un qualcosa che ti interessa?

Milazzo – Personalmente ritengo il computer un fantastico mezzo di comunicazione proprio per la sua velocità in tempo reale. Ma  per lavorare preferisco le tecniche tradizionali, con carta, matita, inchiostro, pennarello e pennello!

SC – Lavori molto spesso su ambientazioni storiche, come reperisci i riferimenti visivi necessari alla realizzazione dei disegni?.

Milazzo – La documentazione che sta alla base della narrazione, specialmente storica, mi arriva in genere dai libri e dai film. Uso internet solo per  gli oggetti e le informazioni più superficiali.

SC – Che fumetti leggi in questo periodo e quali sono gli autori che ti piacciono di più?

Milazzo – Mi è sempre più difficile reperire sul mercato prodotti che abbiano quell’equilibrio narrativo tra parte letteraria e parte grafica. Spesso le storie sono solo un tramite per dimostrare una capacità tecnica. Secondo me, c’è poca voglia di mettere  le proprie capacità al servizio dell’efficacia della storia, indipendentemente se comica, grottesca o realistica. In genere vedo uno stile ‘linea chiara’ che lascia la responsabilità delle atmosfere agli ‘effetti speciali’ della colorazione a computer,magari eseguita da terzi che operano in maniera autoreferenziale e al di là della funzionalità allo stile grafico.

SC -Da diversi anni si è venuto a creare il filone dei MovieComics, tu hai mai pensato ad un film con il tuo personaggio più famoso Ken Parker?

MilazzoOvviamente il pensiero di un adattamento di Ken nel cinema è sempre presente. Ma, superata la difficoltà dei costi di realizzazione, dobbiamo aspettare qualcuno che creda nelle potenzialità emozionali del personaggio.

SC -Bene Ivo, a nome mio e dello StudioCreativity ti ringrazio molto per la tua disponibilità.

Milazzo Grazie a voi.

Per saperne di piu leggete l’articolo apparso su AfNEws “Mentre invitiamo le agenzie, i blog, i magazine on line, i siti fumettistici et similia a diffondere, se lo ritengono giusto, le notizie relative alla raccolta firme per la nuova legge sul diritto di autore (click qui per i materiali relativi), segnaliamo che chi fosse interessato a firmare l’appello, può inviare la propria adesione attraverso una lettera firmata e la fotocopia di un documento a: Ivo Milazzo, via Fortunato Vinelli 9/18, 16043 Chiavari (Ge). Se verranno attivati altri indirizzi, ne verrà data notizia tramite l’agenzia quotidiana afNews. Lo stesso indirizzo può essere utilizzato da scuole, riviste, associazioni e studi, che possono raccogliere le firme nella scheda apposita (click qui per la scheda di raccolta firme) e inviare le schede quando ritengono di aver concluso il servizio.”